La parola del Parroco

Il Rintocco, no: un Sussurro

7.06.2020

Ben tornati!

Le porte delle chiese in questi mesi di “reclusione” sanitaria sono state aperte, tranne quando si celebrava la Messa. Che strano!

La Chiesa non chiude mai le porte durante il giorno, nemmeno durante le guerre.

La chiusura arrivava nel passato solo in caso di invasione pericolosa.

Un nemico invisibile e molto pericoloso si aggirava tra noi.

Per riuscire a fermare anche la Chiesa mi viene da pensare che venga proprio da un “nemico”.

Non so chi sia veramente, ma certo non ama la vita e non ama l’uomo.

Sono state tante settimane difficili, per molti tra noi segnate da durezza, fatica e talvolta dolore.

Penso alle persone sole, a chi già soffre di patologie varie… e soprattutto penso a chi ha perso qualcuno senza neanche poterlo accompagnare nell’ombra della morte.

Tra i sentimenti che mi sono stati consegnati voglio parlarne di uno in particolare.

Anziani, giovani, mamme e papà, bambini e ragazzi mi hanno detto che avevano nostalgia della Messa, dell’incontro con Gesù, della Comunione. Qualcuno mi ha chiesto se potevo farlo venire a Messa di nascosto, clandestinamente; ma non ho disobbedito al mio vescovo.

Ogni volta che avevo Gesù nelle mie mani durante la Messa “privata” (cioè senza Popolo, perché la Messa non è mai privata ma abbraccio a tutti i cristiani del mondo) gli dicevo questa nostalgia della mia gente, questo desiderio di stare con lui di tante persone.

Le Messe per TV o in streaming non realizzano l’incontro con Cristo.

La Messa è un abbraccio d’amore con il Signore simile al rapporto d’amore tra marito e moglie: non è da guardare in tv o sul computer, si può solo vivere concretamente.

È accaduto anche a me di fermarmi a vedere (vedere non è partecipare!) la Messa del Papa o dell’Arcivescovo. La mia reazione, dopo l’omelia era simile a quella che si prova quando sia ha fame e si passa davanti a una panetteria da cui esce profumo di pane e di pizza, senza poter entrare.

L’amore non è un’esperienza da vedere, ma da vivere; e la Messa è l’amore di Cristo per noi.

Da qualche settimana ormai possiamo venire in chiesa a Messa.

È vero che ci sono regole strane che dicono distanza più che comunione. Però si può stare con Gesù, vivere l’incontro con lui, lasciarsi abbracciare e fare Comunione con lui.

Perché tanti non si fanno più vedere? Hanno paura?

Pensano che in fondo si può andare avanti a vedere le celebrazioni in TV? Forse non ne hanno voglia?

Non so rispondere a queste domande. Ma so che tu, lettore, sei venuto a Messa, ci sei!

Se ti sta a cuore Cristo, allora è il momento favorevole per fare un passo, per crescere nel rapporto con lui, per una comunione più profonda.

Che cosa sta a cuore al Signore?

Tu! Sì, tu che sei venuto a trovarlo, ad abbracciarlo sei prezioso per lui.

Che cosa desidera Cristo da te?

Che tu possa portare questo abbraccio a chi non viene in chiesa.

Non pensare di convincere qualcuno, di andare a suonare campanelli o infastidire estranei. È il momento della testimonianza, cioè del mostrare un volto lieto di avere incontrato Cristo. Se poi, riesci a dire una parola di incoraggiamento a qualcuno che conosci e che ti stima, perché non farlo?

Ho sempre pensato che la fede è come il pane delle moltiplicazioni fatte da Gesù: gli apostoli avevano il compito di tirar fuori i pani dalle borse per darle agli altri; più ne davano e più ne avevano. Così è dell’amicizia con Gesù: più la regali ad altri e più cresce in te.

La pandemia si sta portandosi via una fede superficiale, stanca, senza passione d’amore.

Stiamo vivendo una grande occasione: come dice l’Arcivescovo, questa situazione è un’occasione per una rinascita della Chiesa, per un nuovo inizio, per una vera riforma del Popolo cristiano.

I cambiamenti, le riforme non vengono mai dall’alto, ma sono sempre il frutto di una intensità di vita di gruppi e realtà di comunione che si muovono dentro la società portando nella propria vita la novità.

La delusione prodotta dalla politica, la confusione dichiarata dai tecnici di turno, la non conoscenza degli scienziati possono produrre lamenti, incertezze, paure, divisioni…

Non è il sistema da cambiare, ma la persona!

Chi ha vissuto il coronavirus e ha combattuto la battaglia ora ha gli anticorpi anche per gli altri.

La fede è la stessa cosa: una battaglia personale in cui deve vincere non il virus delle nostre mediocrità, ma la presenza di Cristo in noi che genera gli anticorpi veri che si chiamano letizia, amicizia, carità… in una parola: personalità cristiane vive.

A te che mi leggi faccio allora un solo augurio: che Cristo vinca in te! Ma questo non è possibile da solo. Accade nel vivere rapporti che hanno il sapore dell’amicizia tra i discepoli di Gesù dopo la sua Resurrezione.

Dove due o più cristiani si mettono insieme lì c’è Cristo che vive. È lui che vince.

Un dato interessante: l’inno della Santa Sede, cioè del Papa è Christus vincit.

Auguri! L’avventura della fede è davanti a noi.

Don Paolo

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